martedì 15 marzo 2016

Ascesa e tramonto dei Borgia di Eric Russell Chamberlin per Odoya in libreria dal 17 marzo 2016



La casata dei Borgia è senza dubbio la più nota di tutta la storia. Leggende di avvelenamenti e incesti, corruzione e crudeltà crebbero rapidamente attorno a quel nome. I membri di questa famiglia dominarono la scena italiana tra il XV e il XVI secolo, grazie anche allo sfrenato nepotismo prima di papa Callisto II e poi di suo nipote, papa Alessandro VI, che cercò di favorire con ogni mezzo figli e parenti. Numerosi episodi caratterizzarono il pontificato di Alessandro, fornendo materiale per una sterminata letteratura nei secoli a venire: dal libertinaggio nel palazzo Apostolico ai presunti amori incestuosi, dai delitti verso gli oppositori e i più ricchi cardinali della Curia romana fino al supposto fratricidio di Giovanni da parte di Cesare. Ombre che si addensarono anche nelle campagne militari del Valentino, temuto per la sua ferocia, o nella turbolenta vita matrimoniale di Lucrezia. Cosa c’è di vero dietro a tutto questo? Chamberlin ci presenta il profilo di personaggi straordinari: dalla violenta ambizione di Alessandro alla turbolenta vita dei suoi figli, Cesare e Lucrezia, attraverso le alleanze e le guerre di cui si servirono per consolidare il proprio potere, inseguendo il loro destino che li vide innalzarsi a tal punto da tenere il mondo nel terrore per poi finire, invece, nella totale rovina. Importante quanto i personaggi è l’Italia dell’epoca: un paese fatto di città in lotta e di macchinazioni dinastiche dove alta cultura e grande crudeltà marciavano di pari passo. Emerge infine Roma, colta nel momento di risveglio dopo un lungo sonno, all’alba gloriosa del Rinascimento.
Eric Russell Chamberlin (1926-2006), scrittore e storico inglese, si è occupato di storia medievale e rinascimentale. Ha scritto più di quaranta libri fra saggi storici e guide di viaggio. Tra le sue pubblicazioni dedicate a quest’epoca storica ricordiamo: The Black Death: A Collection of Contemporary Material, Everyday Life in Renaissance Times e The Bad Popes.

venerdì 11 marzo 2016

Arriva in tutte le librerie "La vita dipinta", il felice esordio letterario di Filippo Danovi. Disponibile dal 16 marzo in libreria per Novecento Editore



IL LIBRO - Può una vita essere raccontata attraverso i differenti piani di lettura di un’opera pittorica? È quanto accade ad Andrea, il protagonista, che si trova ad attraversare cinque momenti dell’esistenza, dalla giovinezza sino alla vecchiaia, seguendo il filo conduttore ispirato da un quadro futurista che il padre gli aveva lasciato in casa prima di separarsi. In questo viaggio, che segue uno sviluppo non tanto diacronico quanto piuttosto per immagini, Andrea si confronta con l’amore, con la storia dolorosa della propria famiglia e quella dei genitori e, più tardi, con il senso di essere padre. Attraverso la luce, le linee, il tempo, il colore e l’idea del dipinto Andrea arriva a tracciare il bilancio finale e a ricomporre le ansie che lo hanno accompagnato.
COME COMINCIA - La linea scura è netta, ma così vicina da confondersi agli occhi di Andrea. Separa il vuoto dal vuoto, lascia intuire contorni sfumati e si annulla nel breve orizzonte che tende a celare. È una sbarra nera di sezione circolare, lunga un paio di metri, semplice e senza decori. L’artigiano che l’ha forgiata, battendo la lega incandescente per eliminare le scorie, ne ha realizzata una lunga serie, ripetendo il prototipo con incorruttibile precisione. Oggi quegli esemplari sono in fila davanti ad Andrea come scolari impettiti in posa per la foto di classe. Qualche sbarra manca, riposa nei sotterranei della cattedrale o nelle cantine del convento, forgiata per scorta e poi dimenticata. Persa negli abissi del tempo, che come scolpisce sgretola, come conserva corrode, come esibisce nasconde. È dunque per caso che alcune di queste aste hanno oggi l’onore di un ruolo, mentre altre sono abbandonate al più esclusivo privilegio dell’oblio. “Andrea si alza, posa la lettera sul cuscino e si avvicina alla finestra. Gli manca il fiato. È come se suo padre fosse lì a fianco, ma lui non riesce ancora a decifrare questa presenza. Chiude gli occhi e inspira in profondità l’aria fredda della sera. Poi, lasciando la finestra aperta, va a sedersi sul letto e riprende in mano i fogli”.
L'AUTORE - Filippo Danovi (Milano, 1968) è avvocato e professore ordinario di Diritto processuale civile nell’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Autore di alcune monografie, tra le quali La pregiudizialità nell’arbitrato rituale, (1999), La prova contraria (2004), Il processo di separazione e divorzio (2015), e oltre un centinaio di saggi di Diritto processuale civile. La vita dipinta è il suo primo romanzo.

giovedì 10 marzo 2016

FRATELLI DI SANGUE di Ernst Haffner. Traduzione di Madeira Giacci (Fazi editore)



Un caso letterario da un autore di cui si è persa ogni traccia: «il libro più misterioso dell’anno» secondo la stampa tedesca. Il volume fu pubblicato per la prima volta a Berlino nel 1932 dall'editore Bruno Cassirer; fu vietato l’anno dopo con l'avvento del Nazismo e finì nei famigerati roghi di libri. Da quell’anno libro e autore caddero nell'oblio, soprattutto dopo i bombardamenti del '43 che incendiarono gli archivi dell’editore e la loro corrispondenza. Da allora si era persa ogni traccia, fino a qualche tempo fa, quando è stata ritrovata una copia e il libro è stato ripubblicato in Germania e poi negli Stati Uniti, con un’accoglienza sorprendente di pubblico e critica. Finalmente adesso arriva anche in Italia.  Una vera scoperta.
Il libro - Berlino, primi anni Trenta. La città pullula di adolescenti senzatetto. Alcuni sono orfani, altri sono stati abbandonati dalle proprie famiglie, altri ancora sono fuggiti dagli orfanotrofi e dai riformatori per trovare un senso di appartenenza in una delle molte gang di strada. Quella dei Fratelli di sangue è una di queste, formata da otto minorenni che si aggirano tra i vicoli nei dintorni di Alexanderplatz, vivendo di piccoli furti e prostituzione e costantemente in fuga dalle forze dell’ordine. Uniti da una catena invisibile fatta di regole non scritte, cercano il proprio posto nel mondo e sono avidi di libertà. Insieme a loro ci addentriamo nelle viscere dell’underworld di una Berlino gelida, disperata, affamata: bettole maleodoranti dove la musica imperversa fin dal mattino, teatri abbandonati trasformati in ospizi di fortuna, spettrali luna park dove prostitute bambine si offrono per un paio di giri di giostra. Un universo popolato da vagabondi e vecchi mendicanti, da artisti di strada e suonatori invalidi, da gigolò, borsaioli e spazzaneve, raccontato con il realismo più crudo, senza lasciare spazio a pietismi.
Una storia vera e necessaria di amicizia e disperazione, ma soprattutto un profetico documento storico, una testimonianza dell’atmosfera di apocalittica decadenza che dominava la Germania alla vigilia dell’ascesa del nazionalsocialismo.

martedì 8 marzo 2016

Vittò. Giuseppe Vittorio Guglielmo di Romano Lupi. In libreria dal 17 marzo per Odoya Giuseppe Vittorio Guglielmo, detto Vittò è stato un partigiano sanremese. Il suo nome di battaglia fu Comandante Ivano e militò durante la Resistenza nella Brigata Felice Cascione che contribuì a liberare la parte d’Italia tra la Liguria e il Piemonte. Un combattente dalla condotta così esemplare che ispirò il personaggio del comandante Ferriera nel romanzo di Italo Calvino: Il sentiero dei nidi di ragno. La vita di Vittò è stata dura e contrassegnata da un ideale: un mondo più giusto. Comunista non ancora ventenne si arruolò nelle Brigate Internazionali che andarono a lottare per liberare la Spagna da Francisco Franco. Preferì quella alle guerre del Duce, “almeno si combatteva dalla parte giusta”. La fine di quell’esperienza lo portò ai campi per detenuti politici su territorio francese e poi alla sventurata guerra di Mussolini sul fronte greco. Tornato in Italia fu tra coloro che “salirono in montagna” dopo il 7 Settembre 1943. Vittò era un soldato abile, un antifascista convinto e un leader naturale. Lupi racconta come il Comandante Ivano tra le montagne seppe compattare i gruppetti di partigiani nell’estremo ponente ligure e sviluppare la Resistenza in armonia (per quanto possibile) con la popolazione locale. Tra i problemi che Guglielmo seppe fronteggiare al meglio ci fu quello della sussistenza dei combattenti partigiani: promosse una politica interna ai gruppi di resistenti che vietava di rubare derrate ai contadini. Convinto che prendere senza chiedere sarebbe stato controproducente, il comandante raggiunse i luoghi di aggregazione di allevatori e contadini e chiese a viso aperto di fornire carne ai partigiani. La gente del posto, persuasa dalle sue parole, arrivò ad autotassarsi per mantenere viva la resistenza antifascista e antinazista! Ma la tanto agognata liberazione non fu per Vittò tutta rose e fiori. Fu una delle vittime più illustri del “Piano K” che, all’indomani della liberazione, punì con il carcere i partigiani comunisti che avevano semplicemente conservato le proprie armi. Non supportato in quella occasione (ben quattro mesi di carcere!) dal PCI, Vittò decise di stracciare la tessera del partito e di proseguire la propria attività politica come comunista extraparlamentare. La storia paradigmatica e semisconosciuta di un antifascista coerente, la cui attività fu contraddistinta per decenni dagli ideali di libertà e giustizia. Romano Lupi, nato a Sanremo, è giornalista pubblicista dal 2005 e scrittore. Ha al suo attivo diverse collaborazioni con giornali e riviste culturali. Tra i suoi libri: Sanremando tra cronaca e storia (con Franco D’Imporzano); Futbolstrojka. Il calcio sovietico negli anni della Perestrojka (con Mario Alessandro Curletto); Il calcio sotto le bombe. Storia del Liguria nel campionato di guerra del ’44; Jašin. Vita di un portiere (con Mario Alessandro Curletto).



Giuseppe Vittorio Guglielmo, detto Vittò è stato un partigiano sanremese. Il suo nome di battaglia fu Comandante Ivano e militò durante la Resistenza nella Brigata Felice Cascione che contribuì a liberare la parte d’Italia tra la Liguria e il Piemonte. Un combattente dalla condotta così esemplare che ispirò il personaggio del comandante Ferriera nel romanzo di Italo Calvino: Il sentiero dei nidi di ragno. La vita di Vittò è stata dura e contrassegnata da un ideale: un mondo più giusto. Comunista non ancora ventenne si arruolò nelle Brigate Internazionali che andarono a lottare per liberare la Spagna da Francisco Franco. Preferì quella alle guerre del Duce, “almeno si combatteva dalla parte giusta”. La fine di quell’esperienza lo portò ai campi per detenuti politici su territorio francese e poi alla sventurata guerra di Mussolini sul fronte greco. Tornato in Italia fu tra coloro che “salirono in montagna” dopo il 7 Settembre 1943. Vittò era un soldato abile, un antifascista convinto e un leader naturale. Lupi racconta come il Comandante Ivano tra le montagne seppe compattare i gruppetti di partigiani nell’estremo ponente ligure e sviluppare la Resistenza in armonia (per quanto possibile) con la popolazione locale. Tra i problemi che Guglielmo seppe fronteggiare al meglio ci fu quello della sussistenza dei combattenti partigiani: promosse una politica interna ai gruppi di resistenti che vietava di rubare derrate ai contadini. Convinto che prendere senza chiedere sarebbe stato controproducente, il comandante raggiunse i luoghi di aggregazione di allevatori e contadini e chiese a viso aperto di fornire carne ai partigiani. La gente del posto, persuasa dalle sue parole, arrivò ad autotassarsi per mantenere viva la resistenza antifascista e antinazista! Ma la tanto agognata liberazione non fu per Vittò tutta rose e fiori. Fu una delle vittime più illustri del “Piano K” che, all’indomani della liberazione, punì con il carcere i partigiani comunisti che avevano semplicemente conservato le proprie armi. Non supportato in quella occasione (ben quattro mesi di carcere!) dal PCI, Vittò decise di stracciare la tessera del partito e di proseguire la propria attività politica come comunista extraparlamentare. La storia paradigmatica e semisconosciuta di un antifascista coerente, la cui attività fu contraddistinta per decenni dagli ideali di libertà e giustizia.

Romano Lupi, nato a Sanremo, è giornalista pubblicista dal 2005 e scrittore. Ha al suo attivo diverse collaborazioni con giornali e riviste culturali. Tra i suoi libri: Sanremando tra cronaca e storia (con Franco D’Imporzano); Futbolstrojka. Il calcio sovietico negli anni della Perestrojka (con Mario Alessandro Curletto); Il calcio sotto le bombe. Storia del Liguria nel campionato di guerra del ’44; Jašin. Vita di un portiere (con Mario Alessandro Curletto).


giovedì 3 marzo 2016

“Ode al vento (Una historia de antípodas)”. Il nuovo libro bilingue di Pietro Berra debutta al Festival Internacional de Poesía "Benidorm & Costa Blanca" (Spagna)
























Un piccolo libro bilingue con una storia particolare debutterà questo fine settimana (da oggi  3 al 6 marzo 2016 ) in un nuovo festival di poesia che intreccia voci e storie poetiche da tutto il mondo, con 25 autori in rappresentanza di 11 paesi e 3 continenti, in procinto di riunirsi a Benidorm in Spagna (dall’Italia anche Flaminia Cruciani, Gianpaolo Mastropasqua e Tomaso Kemeny, promotori con Berra del Grand tour poetico, che festeggia la prima di una serie di tappe fuori dai confini nazionali, e Laura Garavaglia, presidente della Casa della poesia di Como e fondatrice del festival Europa in versi). “Ode al vento (Una historia de antípodas)” (42 pagine, 7 euro) del comasco Pietro Berra, alla sua diciannovesima pubblicazione in volume, la sesta in versi, propone un viaggio tra l’Italia e il Cile, che combina sogno e realtà, richiami poetici (un’eco di Neruda è presente, non a caso, fin dal titolo) e affettivi (la donna amata, che sulle ali della poesia si è trasferita da Santiago al lago di Como), stagioni della natura e della creatività umana, storie d’amore e di emigrazione. Il libro è inserito nella collana di poesia delle edizione I Quaderni del Bardo Edizioni curate da Stefano Donno, che puntano a recuperare il valore umano e sociale della parola poetica, vivendo nel rapporto diretto tra l’autore e il suo pubblico, fatto di incontri, più che di semplici presentazioni, anche a domicilio. E da una serie di incontri è nato questo libro: in primis quello tra Pietro Berra e Mirna Ortiz Lopez, che “Da opposti cieli guardavano / la stessa luna di novembre. // Lui dalla terrazza sospesa / tra il castello del Barbarossa / e le cime dei noci. / Lei sopra l’insegna del centro /commerciale di Ñuñoa” e poi con il poeta cileno (che vive tra la Svezia e la Romania) Mario Castro Navarrete, curatore della traduzione dei testi in castigliano con la collaborazione della Ortiz Lopez. Anfitrione di questi incontri il grande poeta spagnolo della generazione del ’27 Pedro Salinas (Mirna gli ha dedicato un gruppo su Facebook, che è stato luogo di conoscenza prima di quelli materiali) cui è dedicata l’epigrafe che apre il volumetto (“I cieli sono uguali / guardarli ci avvicina”). Le poesie sono tutte inedite, tranne una: la già citata “Luna di novembre”, che lo sorso settembre fu lanciata su piazza Duomo a Milano, assieme ai testi di altri autori cileni e italiani, in uno dei “Bombardeos de poemas” che il collettivo Los Casagrande sta organizzando da 15 anni nelle città che subirono ben altri bombardamenti durante le guerre. In quell’occasione di realizzò il finale, in qualche modo profetico, della poesia: “La notte che taglieranno il cielo / con un aereo per abbracciarsi / dall’altro lato del sipario / alzate la testa ai sogni: / sul mondo pioveranno bombe / di poesia”. Così come sono diventati materia e storia i versi della poesia che dà il titolo al libro, simbolicamente riportati sul risvolto di copertina: “Vento il mio cuore a forma di foglia / fallo volare fino alla casa / di Neruda, fa’ che si posi sul mosaico / del pavimento accanto ai miei piedi”. Un libro che è testimonianza della forza vitale della parola poetica e invito a seguirla con l’anima e anche con il corpo.

Per informazioni o per richiedere copia del libro per recensione:

iQdB edizioni di Stefano Donno  (i Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno)

Sede Legale e Redazione: Via S. Simone 74 - 73107 Sannicola (LE)

Mail - iquadernidelbardoed@libero.it

Redazione - Mauro Marino

Social Media Communications - Anastasia Leo, Ludovica Leo