lunedì 30 marzo 2015

Più del tuo mancarmi, di Emiliano Gucci (Noripios). Intervento di Nunzio Festa

Emiliano Gucci con i cinque racconti che compongono la triste melodia di “Più del tuo mancarmi”, accende fiammiferi nelle nostre viscere. Ogni racconto ci fa male. La letteratura di Gucci, questa volta, non gioca scherzando col superficiale, come c’era stato dato in abitudine, ma graffia negli stomaci nostri. Si parte con una donna che abbandonata dodici anni prima, con figlio in grembo poi chiaramente cresciuto senza il padre naturale, deve vedersi bussar alla sua porta l’uomo che l’aveva lasciata a se stessa. Un uomo che torna a parlare dell’amore nei suoi confronti come nulla fosse successo. Poi un paio di stivali buoni a gelare un altro padre colpevole. Oppure un uomo appena lasciato dalla sua donna che decide di catapultarsi in casa dell’amante del suo genitore morto, mentre anche sua madre sta per morire: quindi il passato raccontato dalla donna rimette tutto in discussione. E da qui, forse, potremmo dare il senso del libro stesso. Perché ogni racconto, appunto, gela proprio in quanto capace di spiegarci che il dubbio mai deve morire. Le storie d’amore che reggono ogni vicenda di Gucci, tutte dette con voce praticamente esterna al quadro, sono messe in un certo segno ogni volta in crisi da situazioni che i protagonisti o i comprimari di queste, mai avevano visto oppure mai avrebbero potuto capire. Gucci ci dice come nulla è reale al cento per cento. Ci fa vedere quanto possiamo sbagliarci se pensiamo solamente a coccolare certezze. Tutto può cambiare. Possiamo di sicuro aver commesso errori. Non aver visto. E ogni chiusa d’Emiliano Gucci, più raggelante a ogni racconto, sottolinea proprio che non tutto può esser vero per l’eternità. Con Più del mio mancarmi lo scrittore toscano dimostra che anche scegliendo il racconto quale genere letterario rimane una delle migliori penne italiane.

Urbino, la Casa della Poesia restituirà le voci dei grandi della letteratura - Pesaro - il Resto del Carlino - Notizie di Bologna e dell’Emilia Romagna, di Ancona e delle Marche

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Libri - Una testimonianza senza fine - Mediapolitika

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Mar, crescere i bambini nell’era digitale tra libri e app - La Stampa

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Forza Nuova, dietrofront sul rogo dei libri pro gay. "Ma l'omosessualità è contro natura" - Repubblica.it

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giovedì 26 marzo 2015

L’Osteria dei Soprannomi di Marco Sommariva con prefazione di Mauro Macario (Chinaski Edizioni). Intervento di Nunzio Festa

“Sommariva è dominato da due personalità estetiche contrapposte: un realismo che ha le sue radici nel neorealismo del dopoguerra e poi si dispiega nella contemporaneità con coraggio ideologico, e un iperrealismo assolutamente imprevedibile che lo trascende bruscamente e s’accasa nel surreale fumettistico, talora grottesco e funambolico”. Questa precisa definizione, redatta dal solito Macario, descrive la scrittura di Marco Sommariva, che per la prima volta apprezzammo al tempo delle “Pillole Situazioniste” (2005) e della prima edizione de “Il venditore di pianeti” (2006); libri dati alle stampe – entrambi - dalla romana Malatempora ai giorni dell’indimenticato Angelo Quattrocchi. Con il nuovo romanzo “L’Osteria dei soprannomi”, seguito del “Venditore” ristampato nel 2008 dalla Marco Tropea, troviamo un luogo vero e fantastico posizionatosi di fronte alle carceri di Sestri Ponente, un posto che insomma: “non chiude mai ed è pieno di mosche in tutte le stagioni”. Il mondo da raccontare, raccontato dal mago Sommariva. Nell’Osteria e fuori dall’Osteria. Nelle strade di Sestri, nel cielo di Sestri Ponente. Personaggi che son un unico, senza evidentemente toglier nulla al libro, personaggio. L’utopia di Sommariva diviene una presenza fitta di presenze, fatta di proiezioni di storie e cuori. La feccia della società, che tutt’altro invece è. Nel giusto e nell’errore, nella bellezza e nella sporcizia. Al galoppo di citazioni da De André e Guccini. Al trotto d’invocazioni alle vie degli ultimi e di quelli che gli ultimi han scritto e cantato. I mondi incantati di Marco Sommariva, i miti tolti dalle scatolette del disincanto. Le storie reali e surreali di Sommariva sono spiazzanti, eccessive, estreme. Ma somigliano tantissimo alla verità. Se nelle fogne vivono bambine e bambini, sulle strade di Sestri scorrono acque di vite perse. Fra mezze puttane e strani santi laici. Tanti tasselli, mille racconti fanno un romanzo. E il romanzo breve di Sommariva, nuovamente, è la corta modernità di noi tutti e tutte. Evviva l’Osteria, a questo punto.

Mostra internazionale dei libri antichi e di pregio: a Milano dal 27 marzo Eventi a Milano

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Karen Nahum, digital director di De Agostini: libri e tecnologia convivono, in cantiere un accordo con Apple | Prima Comunicazione

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mercoledì 25 marzo 2015

Booktrailer "Lacrime di cioccolata"

Finalmente Amori di Fiorella Cagnoni (Zephyro Edizioni) da Overeco Academy and Workshop in collaborazione con la Libreria Palmieri di Lecce



In collaborazione con la Libreria Palmieri di Lecce ecco il nuovo appuntamento da Overeco Academy and Workshop in via Casetti 2 a Lecce venerdì 27 marzo 2015 ore 18,30 con la presentazione del libro di Fiorella Cagnoni dal titolo Finalmente Amori edito da  Zephyro Edizioni. Introduce l’artista  Paola Scialpi, presentano e dialogano con l’autrice la giornalista Alessandra Bianco, e Donatella Grasso dell’Associazione Alveare Lecce. Un’isola verde, un paesaggio vigoroso quasi di-spotico ma non ostile; si capisce che siamo nella scia dell’inverno e si sa si intuisce, si esclude la possibilità del contrario, – d’estate dev’esser un incanto. Un’isola con un paese o due e strade case campi barche, un faro, molte macchie verdi; una piccola isola, più popolosa nei periodi di primavera estate che d’autunno inverno. L’isola di un’isola – come potrebbero essere Maddalena per la Sardegna, Santa Cruz per Isabela o le Orcadi per il Regno Unito. Il clima temperato caldo della nostra isola suggerisce come più probabile una latitudine ad ogni modo non troppo lontana dal tropico del Cancro. È una storia d’amore. Si può riassumerla in queste cinque parole. Siamo genti piene di storie d’amore, tutte le donne e tutti gli uomini del mondo ne hanno almeno una da raccontare e dunque capiscono queste cinque parole. Ci si potrebbe fermare qui. Le storie d’amore però come le vite sono una diversa dall’altra e chi le apprezza non si stancherà di conoscerne una nuova.
Fiorella Cagnoni (Milano, 1947) ha pubblicato Questione di Tempo, Incauto Acquisto, Arsenico, Alice Carta in Inghilterra, E Vecchi Merletti, Pasqua Bassa con Delitto - libri gialli con protagonista l’investigatrice per caso (come la definì Oreste del Buono) Alice Carta – Due Racconti, il manualetto filosofico meditativo Quattro Gatti, e il romanzo breve Finalmente Amori. Vive in Salento.

Percorsi di donna di Paola Scialpi

Letteratura: e' morto il poeta portoghese Herberto Helder | News | La Repubblica.it

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[ Certaldo ] Libri in Moldavia per i bambini delle zone più disagiate. Li dona la Federighi | gonews.it

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Musinf di Senigallia, nuovi libri dedicati a Luigi Di Sarro - Senigallia Notizie

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martedì 24 marzo 2015

Perché agli italiani piace parlare del cibo. Un itinerario tra storia, cultura e costume di Elena Kostioukovitch (dal 3 aprile 2015). Con prefazione Umberto Eco (Odoya)



Tutte le regioni Italiane e tutti i must del cibo nostrano dalle Sagre alle Preparazioni, da Slow food alla Dieta Mediterranea. 680 pagine mozzafiato con poetiche foto inedite. Gli italiani e il cibo, un rapporto d’amore raccontato con uno sguardo inedito. Elena Kostioukovitch è autrice (Sette notti, Bompiani, 2014), traduttrice, docente e agente russa, ma vive e lavora da anni in Italia: il suo quindi è un punto di vista del tutto originale nel descrivere il nostro rapporto con la gastronomia. Un’opera di ampio respiro e acculturatissima che, nelle sue 680 gustosissime pagine, racconta di tutti i piatti e gli ingredienti propri della tradizione italiana. Una sorta di “Lettere persiane” alla Montesquieu con relativo effetto ironico. Ricco di fotografie che illustrano in modo poetico la vita nel nostro “ghiotto” paese, il volume si sviluppa alternando ogni regione italiana ad un “fatto culinario” particolare (ad esempio “Ristorante”, “Materie Prime”, “Sagra”, “Slow food”, ma anche “Eros” e “Felicità” etc). Impreziosito da una prefazione di Umberto Eco (che Kostioukovitch traduce per il mercato russo) in veste gourmet, Perché agli italiani piace parlare del cibo è il volume perfetto per entrare in clima Expo 2015. Come ci vedono dunque gli altri? Inconfutabile lo stillicidio di detti e frasi fatte a sfondo gastronomico che utilizziamo quotidianamente e senza pensarci: “andare a fagiolo, come il cacio sui maccheroni, buono come il pane, rendere pan per focaccia, mettere troppa carne al fuoco”. Un paese con una tradizione culturale millenaria che nel cibo ha fondato intere tradizioni e detti con la stessa intensità al Nord come al Sud. Un paese che ha saputo adattare ai periodi postbellici i propri piatti creando squisitezze con gli avanzi del giorno prima. Un paese che nell’ultimo ventennio ha creato marchi e prodotti raffinati per affacciarsi al mercato globale: prova ne sono i punti Eataly che spuntano in tutto il mondo come funghi.
Ma è nei particolari che questo libro dà il meglio di sé: le descrizioni minuziose, gli aneddoti e gli interminabili elenchi ad usum turisti, ma interessanti anche per noi italiani. “mondare i carciofi alla romana;allargare e schiacciare con un sasso i carciofi alla giudia;legare gli asparagi; saltare la pasta e farla asciugare a fuoco gagliardo;lasciar riposare le melanzane sotto sale, perché perdano l’amaro; battere il polpo vivo; far frollare la carne; sbollentare e spellare i pomodori, preparare le «listarelle»; tritare i pinoli; ammollare i fichi d’India; sciacquare lo stoccafisso, cambiando spesso l’acqua; asciugare l’insalata verde nell’apposita centrifuga; steccare la cipolla con i chiodi di garofano” etc.
Quando Massimo D’Alema (pugliese “naturalizzato” romano) se ne uscì con “per governare non basta saper chiudere i tortellini” fece un autogol clamoroso. Se ne accorsero Indro Montanelli (tra i suoi detrattori) e l’ex sindaco di Bologna Guido Fanti. L’inseguirsi di dichiarazioni sui tortellini emiliani, uno dei simboli della regione “rossa” e delle feste dell’Unità, è esilarante. Kostioukovitch afferma sbalordita che senza quella battuta probabilmente il governo progressista non sarebbe caduto di lì a un annetto (1998). Nella descrizione dell’immenso mercato ittico di via Lombroso a Milano, che alle 2 e 40 del mattino di un giorno feriale “sembra una sfilata di moda”, si raggiungono i picchi del reportage di viaggio televisivo. In questa “sfilata” “Gli spettatori sono tonni e pesci spada, con le protuberanze rivolte contro di noi, e noi ci muoviamo sulla passerella nella folla di commercianti, ristoratori, ricercatori e grossisti. Le spade e i martelli sporgono minacciosi, il quadro ricorda non solo una sfilata di alta moda, ma anche una compagnia di cosacchi prima di un attacco a sciabola sguainata” etc. Sembra di vederli, sia i pesci che i pescivendoli intenti a stilare i nuovi cartellini dei prezzi, combattuti tra la convenienza di mettere un nome impreciso su una cassa di pesce o il rispetto della legge sulla denominazione… Che dire poi di uno dei prodotti più fortunati della nostra produzione industriale: la Nutella? A Michele Ferrero, recentemente scomparso, va il merito di aver creato non solo l’alternativa al peanut butter, il burro di arachidi tanto amato dai bambini statunitensi, ma anche un vero e proprio oggetto di culto con i numerosi fan club (vedi il sito nutellastories.com) o il collezionismo dei bicchieri del packaging. Un capitolo che guarda al futuro, ma con radici nel passato è quello dedicato a Slow Food. Kostioukovitch attribuisce molti meriti alla creatura di Carlo Petrini e la difende da tutti i fraintendimenti in cui potrebbe incorrere il non attento conoscitore delle pratiche dell’associazione. Con questo volume, che rieditiamo dopo un decennio, l’autrice vinse il premio Bancarella nel 2007 e non a caso: dal Tartufo d’Alba alla Nutella, dalla polenta (vituperata dalla letteratura) ai bucatini al sugo di coniglio di Ischia non c’è prelibatezza che le sfugga. Russa sì, ma con palato decisamente favorevole alla cucina che tanto ci contraddistingue.

domenica 22 marzo 2015

Old Crown Poetry Party domani 23 marzo 2015 all’Old Crown di Copertino



iQdB Edizioni (I Quaderni del Bardo Edizioni) di Stefano Donno, I Quaderni del Bardo di Maurizio Leo, e l’Old Crown di Copertino organizzano il reading Old Crown Poetry Party lunedì 23 marzo 2015  a partire dalle 21,00 dove interverranno i poeti Elio Coriano, Maurizio Nocera, Vito Antonio Conte, Piero  Rapanà, Mauro Marino, Antonio Tarsi, Massimiliano Manieri, Francesco Pasca, Stefano Donno, Antonio Errico, Maurizio Leo e Anastasia Leo.  l’Old Crown Pub si è distinto nel tempo non solo per l’atmosfera calda ed accogliente in perfetto stile anglosassone. Infatti l’Old Crown di Copertino tra la fine degli anni 90 e i primi cinque anni del nuovo millennio è stato uno dei pochissimi locali del Salento a ospitare i readings dei poeti salentini. Ora il locale chiude, ma ne rimarrà memoria di questo spazio, anche perché in diverse pubblicazioni che parlano della storia della poesia e della letteratura contemporanea salentina si parla delle esperienze poetiche all’interno di questo spazio.  Dunque un omaggio che i poeti che interverranno fanno a questo storico locale, al suo patron Giuseppe Trinchera e a cui tutti possono liberamente partecipare.  L’azione poetica verterà su un susseguirsi di tre serie di letture per poeta, e si leggeranno brani editi di autori e poeti contemporanei salentini e pugliesi

INFO
Old Crown Pub / V. G. Srafella - 73043 Copertino (LE) / tel: 335 5389028

I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno
Sede Legale/Redazione: Via S. Simone 74 - 73107 Sannicola


I Quaderni del Bardo di Maurizio Leo  (supplemento editoriale per tirature limitate e numerate del periodico Il Bardo)
Redazione: Via Regina Isabella  2/D - 73043 Copertino (LE) / Mail - foglidiculture@libero.it

Libri novità 2015, da 'Revival' ad 'Annientamento'

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Libri: è tornato l’Alligatore, l’investigatore senza licenza di Carlotto

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La Stampa - Alessandro Cassin: “Una boutique di libri per far conoscere Primo Levi in Usa”

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sabato 21 marzo 2015

Una “Storia d'amore” nel Salento che funziona. Intervento di Arturo Alessandri

In questi nostri tempi è quasi inevitabile lamentare disservizi, denunciare inadempienze e troppo spesso tali disastri sono, purtroppo, imputabili al “sud”, forse dimenticando di menzionare, per contro, ciò che invece funziona bene. E di un organismo che “funziona” perfettamente mi piace sottolineare l'esistenza. Il “Museo Civico di Storia Naturale del Salento” che ha sede in Calimera, è una realtà organizzata e vivace che oltre ad espletare la sua normale funzione museale si occupa, ormai da lungo tempo, di problemi ambientali in generale e del recupero e la cura di animali in difficoltà perché feriti o colpiti da altri accidenti causati dall'uomo. Ciò che sorprende chiunque, come me, varchi per la prima volta la soglia del Museo è la grande disponibilità di coloro che vi operano; la sorpresa cede poi il campo alla meraviglia quando si scopre che la grande parte del lavoro quotidiano di assistenza agli animali feriti e non, giorni festivi compresi, è svolta da volontari che hanno fatto di questa scelta una ragione di vita. Un atto d'amore verso la natura che si concretizza giorno per giorno con un lavoro spesso improbo e nascosto che gratifica solo raramente chi lo compie peraltro senza retribuzione alcuna.
Catalizzatore di tali energie è il dinamico direttore del Museo Roberto Basso figura interessante di, naturalista e soprattutto uomo che crede al suo lavoro e che lo ama profondamente, capace di superare ostacoli apparentemente insormontabili con la grande forza della sua convinzione.
Ho avuto l'opportunità di visionare una documentazione fotografica di alcuni dei molti “soccorsi” che il centro di pronto intervento del Museo, definito “113” ecologico, ha effettuato, ed ho scorto spesso nell'immagine quest'uomo mentre soccorreva un animale in difficoltà o dava la libertà ad un altro dopo averlo curato, sapientemente attorniato dai suoi collaboratori altrettanto preparati e profondamente motivati.
Sorprendente tanta dedizione? Sinceramente si se confrontata al colpevole disinteresse di molta parte dell'opinione pubblica nei confronti del problemi ecologici e faunistici, troppo occupata ad un profitto gretto miope tanto da non rendersi conto dell'effetto “boomerang” che tali avvenimenti potrebbero scatenare.
Ma qualcosa si sta muovendo e ancora una volta la Scuola può offrire un grosso contributo in questo senso sensibilizzando i ragazzi, meglio fin da giovanissimi, alla salvaguardia dell'ecosistema attraverso i più svariati sistemi; non è un caso che la nuova sede del Museo sia stata visitata dal oltre 15.000 studenti di ogni ordine e grado.
L'incremento di una coscienza “ecologica” può e deve avvalersi di strumenti quali il museo di Calimera, e la collaborazione con la popolazione salentina dovrà essere sempre più stretta ed improntata alla massima fiducia tanto da continuare ad alimentare quella mai scritta “storia d'amore tra terra, mare e cielo” che nel nostro Salento sembra essere ancora più tangibile che altrove. (in redazione Anastasia Leo)

mercoledì 18 marzo 2015

IL 26-28 MARZO IL PRIMO SEMINARIO INTERNAZIONALE SU LETTERATURA E GIORNALISMO, ORGANIZZATO DALLA FONDAZIONE DINO TERRA, A CURA DI DANIELA MARCHESCHI


















Per tre giorni a Lucca, patria di Benedetti e Pannunzio, i maggiori giornalisti italiani e studiosi internazionali per discutere di Letteratura e Giornalismo

Successe a Lucca. Succede a Lucca…
Poco più di 80 anni fa, un gruppo di giovani scrittori  - Arrigo Benedetti, Romeo Giovannini, Guglielmo Petroni - si ritrova al Caffè Di Simo, in via Fillungo, insieme con gli artisti Giuseppe Ardinghi, Domenico Lazzareschi e Gaetano Scapecchi. A questi si uniscono nell’estate altri amici, lucchesi di nascita, come Mario Pannunzio e Sandro Volta. Pensano alla letteratura e all’arte come amicizia, e insieme cominciano a interessarsi al giornalismo e a collaborare ai giornali e alle maggiori riviste italiane dell’epoca: «Il Selvaggio», «L’Italia Letteraria» e altre. Insieme si interrogano non solo sulla necessità del rapporto fra letteratura e giornalismo in quanto generi letterari, ma anche sul senso e sui compiti della cultura e del giornalismo stesso, sui suoi significati e i suoi valori. Quando Benedetti e Giovannini si trasferiscono a Roma, ritrovando ancora più di frequente Pannunzio, si presenta la possibilità di mettere in pratica quanto pensano e discutono, grazie alla conoscenza di Leo Longanesi alla fine degli anni Trenta. 
La nascita del giornalismo libero e indipendente dell’Italia repubblicana si deve in larga parte ai lucchesi Pannunzio e Benedetti, redattori di «Omnibus», quindi fondatori di «Oggi», successivamente del «Mondo», al quale collaborerà il fior fiore dei giornalisti e degli scrittori italiani del secondo Novecento. Romeo Giovannini rimarrà il fedele scudiero di Benedetti, che fonderà poi «L’Espresso» e dirigerà altri giornali italiani, lasciandovi sempre una salda e riconoscibile impronta.
La Fondazione Dino Terra, con sede a Villa Bottini e intitolata appunto a Dino Terra (pseudonimo di Armando Simonetti, 1903-1995)  di origine lucchese  - un  altro scrittore notevole e giornalista per «Il Tevere», «Avanti», e tante altre testate nazionali e internazionali –,  ha reputato perciò che solo Lucca potesse essere il punto di ideale ritorno e partenza per un appuntamento dedicato ad approfondire i rapporti fra giornalismo e letteratura: da ciò il (primo) I Seminario Internazionale di Studi sul tema. Insomma, proprio a Lucca e da Lucca si doveva ricominciare: 1) per contribuire ad ampliare il campo degli studi su letteratura e giornalismo, di cui in Italia si hanno cultori ferrati, ma pochi rispetto a quanto accade nel resto d’Europa e del mondo; 2) per ripensare al modo tanto felice, in cui quei giovani di allora fecero dialogare cultura, letteratura e giornalismo; 3) per trasmettere alle generazioni più giovani la consapevolezza di quei valori di libertà, indipendenza, etica, sapere, propri di quei giornalisti lucchesi.
La Fondazione Dino Terra, attraverso il suo Direttore Scientifico Daniela Marcheschi, è stata invitata nel 2014 a partecipare a un seminario sul giornalismo, tenutosi presso la Università Silva Henriquez di Santiago del Cile; è stata inoltre una delle istituzioni internazionali di prestigio ad essere invitata a partecipare al Comitato d’Onore delle manifestazioni 100 Orpheu, a Lisbona, per la ricorrenza del Centenario della rivista portoghese «Orpheu», animata da Fernando Pessoa. Riveste particolare significato il fatto che, a Lisbona, durante le concomitanti manifestazioni del Centenario 100 Orpheu si daranno ufficialmente ampia notizia e risalto al Seminario lucchese, alla cui eco forniranno un ulteriore contributo i canali di diffusione di tutte le altre università e istituzioni in Italia e all’estero coinvolte nell’iniziativa lucchese.

Enti organizzatori del I Seminario Internazionale su Letteratura e Giornalismo sono la Fondazione Dino Terra di Lucca, il Centro Studi sulle Letterature Europee-CISLE di Torino e Milano, ZonaFranca di Lucca e la Biblioteca Giovannini Magenta di Lomello (Pavia).

I responsabili e i giornalisti delle maggiori pagine culturali italiane, che interverranno al Seminario, sono Armando Massarenti del Domenicale del «Sole 24 Ore», Antonio Troiano della Lettura del «Corriere della Sera», il lucchese Nanni Delbecchi per «Il Fatto Quotidiano», Alberto Sinigaglia tra i fondatori di TuttoLibri, «La Stampa», Alessandro Zaccuri per Agorà di «Avvenire».

Gli studiosi, i maggiori specialisti del settore, provengono da importanti Università e Centri di ricerca internazionali: Università di Genova (Franco Contorbia, curatore dei meridiani Mondadori dedicati al giornalismo),  Università di Madeira e CLEPUL dell’Università di Lisbona, Portogallo (Luisa Marinho Antunes, autorevole e brillante critico dell’area lusofona), Università di Napoli (Pina Paone), Università Silva Henriquez e Università Municipal di Santiago del Cile, Cile (Jaime Galgani, uno dei maggiori studiosi di giornalismo sudamericano), Università di Parma (Guido Conti, lo scrittore premio Hemingway e studioso di Guareschi e Zavattini), Università di Siviglia, Spagna (Fernando Molina Castillo), Università di Torino (Alberto Sinigaglia), Università dell’Insubria (Flavio Santi), Centro Studi Arrigo Benedetti di Lucca (Alberto Marchi, specialista di Benedetti),  Centro Studi Sirio Giannini-CISESG di Seravezza (Alessandro Viti), Centro Studi delle Letterature Europee-CISLE Torino e Milano (Caterina Arcangelo e Sara Calderoni). Per la Fondazione Dino Terra intervengono il Presidente Angelo Genovesi e Daniela Marcheschi. Franca Severini di ZonaFranca presiederà infine una sessione dei lavori.