sabato 21 marzo 2015

Una “Storia d'amore” nel Salento che funziona. Intervento di Arturo Alessandri

In questi nostri tempi è quasi inevitabile lamentare disservizi, denunciare inadempienze e troppo spesso tali disastri sono, purtroppo, imputabili al “sud”, forse dimenticando di menzionare, per contro, ciò che invece funziona bene. E di un organismo che “funziona” perfettamente mi piace sottolineare l'esistenza. Il “Museo Civico di Storia Naturale del Salento” che ha sede in Calimera, è una realtà organizzata e vivace che oltre ad espletare la sua normale funzione museale si occupa, ormai da lungo tempo, di problemi ambientali in generale e del recupero e la cura di animali in difficoltà perché feriti o colpiti da altri accidenti causati dall'uomo. Ciò che sorprende chiunque, come me, varchi per la prima volta la soglia del Museo è la grande disponibilità di coloro che vi operano; la sorpresa cede poi il campo alla meraviglia quando si scopre che la grande parte del lavoro quotidiano di assistenza agli animali feriti e non, giorni festivi compresi, è svolta da volontari che hanno fatto di questa scelta una ragione di vita. Un atto d'amore verso la natura che si concretizza giorno per giorno con un lavoro spesso improbo e nascosto che gratifica solo raramente chi lo compie peraltro senza retribuzione alcuna.
Catalizzatore di tali energie è il dinamico direttore del Museo Roberto Basso figura interessante di, naturalista e soprattutto uomo che crede al suo lavoro e che lo ama profondamente, capace di superare ostacoli apparentemente insormontabili con la grande forza della sua convinzione.
Ho avuto l'opportunità di visionare una documentazione fotografica di alcuni dei molti “soccorsi” che il centro di pronto intervento del Museo, definito “113” ecologico, ha effettuato, ed ho scorto spesso nell'immagine quest'uomo mentre soccorreva un animale in difficoltà o dava la libertà ad un altro dopo averlo curato, sapientemente attorniato dai suoi collaboratori altrettanto preparati e profondamente motivati.
Sorprendente tanta dedizione? Sinceramente si se confrontata al colpevole disinteresse di molta parte dell'opinione pubblica nei confronti del problemi ecologici e faunistici, troppo occupata ad un profitto gretto miope tanto da non rendersi conto dell'effetto “boomerang” che tali avvenimenti potrebbero scatenare.
Ma qualcosa si sta muovendo e ancora una volta la Scuola può offrire un grosso contributo in questo senso sensibilizzando i ragazzi, meglio fin da giovanissimi, alla salvaguardia dell'ecosistema attraverso i più svariati sistemi; non è un caso che la nuova sede del Museo sia stata visitata dal oltre 15.000 studenti di ogni ordine e grado.
L'incremento di una coscienza “ecologica” può e deve avvalersi di strumenti quali il museo di Calimera, e la collaborazione con la popolazione salentina dovrà essere sempre più stretta ed improntata alla massima fiducia tanto da continuare ad alimentare quella mai scritta “storia d'amore tra terra, mare e cielo” che nel nostro Salento sembra essere ancora più tangibile che altrove. (in redazione Anastasia Leo)

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