In
questi nostri tempi è quasi inevitabile lamentare disservizi,
denunciare inadempienze e troppo spesso tali disastri sono,
purtroppo, imputabili al “sud”, forse dimenticando di menzionare,
per contro, ciò che invece funziona bene. E di un organismo che
“funziona” perfettamente mi piace sottolineare l'esistenza. Il
“Museo Civico di Storia Naturale del Salento” che ha sede in
Calimera, è una realtà organizzata e vivace che oltre ad espletare
la sua normale funzione museale si occupa, ormai da lungo tempo, di
problemi ambientali in generale e del recupero e la cura di animali
in difficoltà perché feriti o colpiti da altri accidenti causati
dall'uomo. Ciò che sorprende chiunque, come me, varchi per la prima
volta la soglia del Museo è la grande disponibilità di coloro che
vi operano; la sorpresa cede poi il campo alla meraviglia quando si
scopre che la grande parte del lavoro quotidiano di assistenza agli
animali feriti e non, giorni festivi compresi, è svolta da volontari
che hanno fatto di questa scelta una ragione di vita. Un atto d'amore
verso la natura che si concretizza giorno per giorno con un lavoro
spesso improbo e nascosto che gratifica solo raramente chi lo compie
peraltro senza retribuzione alcuna.
Catalizzatore
di tali energie è il dinamico direttore del Museo Roberto Basso
figura interessante di, naturalista e soprattutto uomo che crede al
suo lavoro e che lo ama profondamente, capace di superare ostacoli
apparentemente insormontabili con la grande forza della sua
convinzione.
Ho
avuto l'opportunità di visionare una documentazione fotografica di
alcuni dei molti “soccorsi” che il centro di pronto intervento
del Museo, definito “113” ecologico, ha effettuato, ed ho scorto
spesso nell'immagine quest'uomo mentre soccorreva un animale in
difficoltà o dava la libertà ad un altro dopo averlo curato,
sapientemente attorniato dai suoi collaboratori altrettanto preparati
e profondamente motivati.
Sorprendente
tanta dedizione? Sinceramente si se confrontata al colpevole
disinteresse di molta parte dell'opinione pubblica nei confronti del
problemi ecologici e faunistici, troppo occupata ad un profitto
gretto miope tanto da non rendersi conto dell'effetto “boomerang”
che tali avvenimenti potrebbero scatenare.
Ma
qualcosa si sta muovendo e ancora una volta la Scuola può offrire un
grosso contributo in questo senso sensibilizzando i ragazzi, meglio
fin da giovanissimi, alla salvaguardia dell'ecosistema attraverso i
più svariati sistemi; non è un caso che la nuova sede del Museo sia
stata visitata dal oltre 15.000 studenti di ogni ordine e grado.
L'incremento
di una coscienza “ecologica” può e deve avvalersi di strumenti
quali il museo di Calimera, e la collaborazione con la popolazione
salentina dovrà essere sempre più stretta ed improntata alla
massima fiducia tanto da continuare ad alimentare quella mai scritta
“storia d'amore tra terra, mare e cielo” che nel nostro Salento
sembra essere ancora più tangibile che altrove. (in redazione Anastasia Leo)
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