
"Un lago meraviglioso cui si
giunge sbucando da una folta foresta; il mare che canta dietro la duna; il volo rapido del fistione turco e la
processione circospetta di cinque smerghi minori... Per me, le Cesine è questo
e tanto altro ''
Così Fulco Pratesi descrive,
appena nell' 82, le '' meraviglie '' di una delle più importanti zone umide del
Mezzogiorno. Un'oasi fondamentale per tantissimi uccelli migratori, che
risalgono scendono la costa adriatica secondo le stagioni. Poi la splendida
vegetazione - a volte la macchia mediterranea è talmente folta da diventare
inestricabile – con specie anche rare come la quercia spinosa e l'ipomea
sagittata che, in una regione poco boscosa come la Puglia, assume ancor più
importanza e rilievo. Un paradiso per molti versi ancora incontaminato, gestito
dai volontari del WWF, che va ad incastonarsi in un ambiente naturale ancora
integro, fatto di storia e poesia. Dal capoluogo ci si arriva
imboccando la strada per la marina di San Cataldo; all' 11 chilometro, pochi
metri prima del cavalcavia, si svolta a destra sulla litoranea che porta ad
Otranto. Oltrepassato l'incrocio con la
strada che conduce ad Acaya, la 500esca cittadella fortificata, si avvista la
prima indicazione per l'ingresso alla riserva naturale. Percorrendo un altro km e dopo
aver imboccato una strada campestre, ecco presentarsi il complesso edilizio
della masseria Cesine, che dopo alcuni anni di completo abbandono, è stato in
gran parte restaurato e destinato a centro visite e foresteria. Le Cesine, come accennato,
costituiscono l'unica zona umida del Salento. Il termine '' Cesine '' a quanto
pare, deriva molto probabilmente dal latino Seges; l'attributo è diffuso nella
terminologia dialettale meridionale per indicare, secondo alcuni studiosi, un
terreno incoltivabile, selvaggio e paludoso. La masseria Cesine era compresa
tra le due grandi paludi, Cesine ad est e Cocuzza ad ovest e compare già nelle
carte geografiche del '500 con il nome di
Giegine. Delle due zone in cui restano
divise le Cesine, quella a sinistra per chi viene da San Cataldo comprende i
laghi ed èl'oasi di protezione, in tutto oltre 348 ettari. Nella zona a destra,
invece, non compaiono specchi d'acqua ed è
in pratica la meno conosciuta. L'intera zona fa parte di un' area
soggetta a vincoli protezionistici, per un totale di circa 510 ettari. Le acque dei laghi dell' oasi
poggiano su una naturale depressione: tuttavia, piuttosto chiedi laghi, si
tratta di bacini che offrono alla vista una naturale distesa di acqua libera da
vegetazione emergente dall'interno, mentre lungo le rive si alternano zone
interessate alla colonizzazione botanica con aree completamente libere. Le acque dei
laghi sono poco profonde, un paio di metri al massimo, con naturali abbassamenti nei mesi
estivi, da luglio ad ottobre, fino a 50 - 70 cm, sono poco torbide e per bassa profondità,
prive di stratificazione termica, seppure soggette a variazione termica stagionale. I 4 laghi,
disposti parallelamente alla costa, tra l' edificio idrovoro e Torre Specchia Ruggeri, sono
denominati '' Li Salapi '', '' Salapieddhi '', '' Pantano grande '', ''
Laghetto di Carlo ''. Il livello e l'estensione dei
laghi hanno da sempre subito variazioni notevoli: il fenomeno è imputabile alle variazioni delle
precipitazioni invernali e ,all' evaporazione dei mesi estivi e si verifica tutt'ora con saltuaria
periodicità. Il fondo dei laghi è ricoperto da fanghi e limi che lo rendono impermeabile; lungo
le rive, in alcuni punti, si hanno affioramenti rocciosi che degradano verso il centro della
palude.
Le Cesine, insieme con la Torre
Guaceto, nella zona di Brindisi, costituiscono le uniche zone umide di
interesse del Salento. Oggi rappresentano quanto resta
delle immense aree paludose costiere chi
un tempo caratterizzavano le coste basse e sabbiose della penisola
salentina e in gran parte eliminate dalle opere di bonifica. Molto scarsa
doveva essere in passato la superficie ricoperta da vegetazione
arborea: quella esistente oggi è
il frutto di interventi di rimboschimento con funzioni principalmente di
protezione delle culture agricole dell' entroterra. La specie più massicciamente introdotta è il
classico Pino d'Aleppo, seguita da altre pinacee come il pino domestico, pino delle Canarie,
pino marittimo. In una ristretta area sono stati i prodotti diversi esemplari della rara Vallonea,
specie in estinzione. Nelle aree acquitrinose sono stati invece introdotti
esemplari di Olmo campestre, Salice bianco e Pioppo nero. Piuttosto esigue
risultano oggi le aree occupate dalla
classica macchia mediterranea. In queste poche aree predominano specie quale il mirto, lentisco,
fillirea, alaterno, caprifoglio, smilace, asparago spinoso. Risultano particolarmente diffuse alcune
specie di orchidee spontanee, alcune delle quali rare o endemiche che costituiscono dei
veri e propri preziosismi floristici. Fra queste spicca la Ofride pugliese, una delle specie più
belle presenti Italia.
È invece la flora palustre che
caratterizza maggiormente l'area. Nelle paludi poste più dentro l'entroterra
domina quasi incontrastata la comunissima Cannuccia di palude; negli acquitrini
in cui si verificano affioramenti della falda si allungano grandi distese di
Falasco. Dove i Falaschi e le Cannucce non soffocano gli specchi di acqua
compaiono specie come la Lisca maggiore, il Giglio acquatico, il Crescione
d'acqua. Lo specchio d'acqua dei pantani risulta privo di vegetazione
emergenze, mentre lungo le sponde domina principalmente la Cannuccia di palude.
Per quanto concerne la fauna non è
raro osservare gruppi di Fistioni Turchi; anche il falco di palude risiede
nell'oasi ma non vi nidifica.
Lo si può osservare mentre sorvola
specchi d'acqua pronto ad assalire quella Folaga che si distanza dal gruppo che
nel frattempo si è riunito a formare una '' macchia '' grossa e compatta, unica
arma di difesa contro questo bellissimo rapace. A gruppi separati svernano
nell'oasi moriglioni, che per la loro numerosa presenza sono stati eletti a
simbolo dell'oasi. Altri uccelli assidui frequentatori delle oasi sono lo
Svasso maggiore. Lo Svasso piccolo e il Tuffetto. Abili pescatori subacquei
sono gli affascinanti Cormorani mentre è facile osservare il Germano reale, il
meraviglioso Codone e l'airone cenerino, appostato tra le canne della palude
pronto a saltare sulla preda.
(redazione a cura di Anastasia Leo)
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