giovedì 21 gennaio 2016

Le vite segrete di Lawrence d'Arabia di Philip Knightley-Colin Simpson. Dal 29 gennaio 2016 per Odoya



Due grandi opere hanno contribuito a mitizzare la figura di Thomas Edward Lawrence, meglio conosciuto come “Lawrence d’Arabia”: l’omonimo film e il suo fortunatissimo libro I sette pilastri della saggezza. Tra i suoi estimatori, oltre a una larga fetta della popolazione inglese, Winston Churchill, Bernard Shaw e Lady Astor. La figura romantica dell’Inglese che lotta per l’indipendenza degli arabi contro l’ingerenza turca, però, va oggi decostruita a favore di un’interpretazione più vicina alla vera storia di un personaggio controverso. Knightley e Simpson si giovano così di una messe copiosa di fonti tra le quali le dichiarazioni che una sorta di amante di Lawrence rilasciò nel 1968 al Sunday Times; le lettere dello stesso Lawrence concesse dal fratello, il professore A.W. Lawrence; gli importantissimi documenti desecretati del Public Record Office (Archivio di stato) di Londra e per finire: «Rintracciammo [scrivono gli autori] in Australia uno dei primi agenti reclutati da lui quando lavorava per il servizio di informazione al Cairo, nel 1915; in Turchia rintracciammo la famiglia (e tramite questa i diari) del bey di Deraa, l’uomo da cui Lawrence dichiarò di essere stato violentato; in Israele un documento riguardante un importante incontro tra il leader arabo, l’emiro Faysal, e Chaim Weizmann, del movimento sionista, uno dei fondatori di Israele». Ne esce il ritratto non solo di un uomo molto più “umano” di quello mitizzato nei racconti, ma anche un personaggio isolato e attaccato a una personalissima “ragion di stato”, per finire, quello che oggi oseremmo definire un masochista (a livello sessuale). Che l’interesse primario di una spia inglese non fosse l’indipendenza del popolo di Hussein (lo sceriffo ed emiro della Mecca) non è una rivelazione. Nel periodo coloniale il “risiko” delle nazioni europee all’interno dello scacchiere mediorientale (e globale!) era una guerra senza esclusione di colpi. Solo il più svelto, il più astuto e il più spregiudicato poteva avanzare. Lawrence fu più di tutto questo. Capace di andare oltre i suoi stessi ordini, Lawrence seguiva una propria idea:
«A parte il patriottismo, i principali stimoli durante tutta la Rivolta furono per lui l’ambizione, la diffidenza e l’odio per i francesi, quest’ultimo così profondo che in alcuni documenti da lui redatti agli inizi della guerra è difficile stabilire chi fosse il nemico, se i turchi o i francesi».
Le conseguenze delle sue azioni (una fra tutte lo stimolo concreto alla creazione dello stato di Israele) hanno conseguenze geopolitiche ancora oggi. Quindi, al di là dell’ottimo e piacevole “gossip storico” che smitizza un personaggio del colonialismo inglese, questo è un libro interessante per capire cosa si muove in Arabia, Siria, Turchia, Palestina, Egitto, Iran e Israele. La differenza tra la Jihad a cui chiamavano gli esponenti dell’Impero ottomano allora e quella odierna è importante per capire una galassia sfaccettata (quella islamica) e in costante evoluzione.
 Phillip Knightley, giornalista, critico e saggista australiano, ha vissuto alle isole Fiji e in India, dedicandosi alla sceneggiatura di documentari e al commercio. Inviato speciale del Sunday Times, ha scritto numerosi saggi di storia contemporanea tra cui la biografia Philby, KGB Master Spy e An Affair of State, sullo scandalo Profumo britannico del 1963. Vive tra Londra, Sydney e Goa. 
 Colin Simpson ha studiato a Oxford e presso l’università di Helsinki. Corrispondente speciale del Sunday Times, ha scritto numerosi articoli di vario genere: dalle mostre di antiquariato alla Guerra dei sei giorni. È l’autore di Sir Francis Chichester, the Voyage of the Century. Vive nel Suffolk.

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