Molti
più uditori delle sue lezioni di quanti decidano di seguire il corso per
sostenere l’esame; molti più studenti ricevuti in Istituto, rispetto a quelli
che devono studiare con lui per iniziare a scrivere la loro tesi di laurea.
Accade ancora oggi, nella facoltà giuridica barese, e non sembri esagerato
attagliare al professor Gianfranco Liberati quanto oltre novant’anni addietro
accadde a Berlino e ci fu riferito da padre Agostino Gemelli su Romano
Guardini. Quando il francescano propose al pubblico italiano quel filosofo e
teologo, raccontò di un collega che, un giorno del 1924, lo invitò così:
«Senti, manca un quarto d’ora; facciamo in tempo ad andare ad ascoltare Romano
Guardini», che a Berlino allora aveva la cattedra di «Katholische Weltanschauung»,
cioè teneva lezioni sulla concezione cattolica dell’Universo. Ebbene, anche a
Bari è accaduto – ed accade – che studenti universitari trovino un po’ di
tempo, nel loro calendario di lezioni, per andare ad ascoltare Gianfranco
Liberati, che insegna “Storia del diritto italiano” e “Storia delle
codificazioni europee”, materie imparagonabili e, almeno in apparenza, lontane
dai temi che Guardini proponeva. Eppure…
Eppure
è da credere che sia la richiesta di senso della propria vita, che spinge gli
studenti di questo inizio di Terzo millennio (chi scrive ha vissuto in prima
persona quest’esperienza) a «frequentare» le lezioni di Liberati, così come
novant’anni addietro accadeva per quelle di Guardini.
«Come
sono? Perché sono qui? Perché proprio nell’attuale temperie?» Una seria ricerca
storica - con la prospettiva giuridica che è quella più vicina all'uomo, che
non vive da eremita ma tra i suoi simili - può agevolare risposte a queste
domande e Liberati per tale motivo è così «frequentato», adesso non solo nelle aule
dell’Università, ma anche in due corposi volumi, che raccolgono in maniera
davvero notevole parte della sua ampia produzione di studioso capace di
educare.
Se
è di circa un anno addietro, infatti, la raccolta dei suoi «Scritti sul
Mezzogiorno» dal titolo «Diritto e storia» (Progedit 2014, pp. 327, Euro 30,00)
bisogna andare agli inizi di questo decennio, per comprendere l’ulteriore opera
educatrice di questo storico del diritto di origini brindisine, che ha svolto
tutto il suo percorso di docente universitario nell'Ateneo barese.
In «Giuristi, costituzioni, codici» (Progedit
2010, pp380, Euro 20,00), infatti, egli raccolse 14 saggi ordinati sotto il
comune filo conduttore dato dal ruolo “politico” del giurista. Secondo
l’autore, esso si affermava nel progetto della Costituzione napoletana di Mario
Pagano, «ma anche nel saggio di Michele Pironti, nutrito della scienza
giuspubblicistica tedesca» ed aveva ispirato «l’arida polemica di Antonio
Salandra sulla finanza locale e, insieme la solenne prosa di Giovanni Bovio,
che cercava improbabili precedenti nelle fonti romane e medievali». «Solo il
saggio sulla questione meridionale in un celebre quaderno della “Voce” può dirsi “stavagante”, nel senso reso
canonico da Giorgio Pasquali – avverte Liberati -; nasce infatti da una
singolare quanto preziosa esperienza didattica: un seminario che poté
comprendere anche l'opera classica di Francesco Saverio Nitti sul bilancio
dello stato italiano, e gli scritti polemici di Giustino Fortunato
sull’ordinamento tributario – temi destinati a suscitare ancora una forte, e
comprensibile, eco di colti dibattiti nell’assemblea costituente».
In
«Diritto e storia. Scritti sul Mezzoguiorno», quindi, Liberati – nel frattempo
diventato nonno (lo si apprende dall'affettuosissima dedica “a Chiara che con
il sorriso rinnova la speranza”) - raccoglie ben 22 saggi e li ordina in cinque
sezioni. La prima consta di un solo scritto su “L'unificazione monetaria e
tributaria” e, in definitiva, sublima anni di ricerche consegnati anche ad una
voluminosa monografia sulle origini del diritto tributario italiano. La seconda
sezione, invece, è dedicata a «La “questione” demaniale», che da anni lo vuole
non solo appassionato ricercatore negli archivi e brillante relatore nei
convegni, ma anche richiesto consigliere di Enti locali alle prese ancora con
gli ultimi retaggi giuridici di un sistema normativo e di una prassi giuridica
che nel Sud d'Italia segnò la fine del lungo medioevo feudale e l'ingresso in
una nuova epoca. Sono cinque saggi che compendiano la seconda sezione, resa
ancor più comprensibile dai lettori, quando approdano a «Frammenti di storia
del Mezzogiorno» (nove in tutto), raccolti nella terza sezione. Qui il «Colligite quae superaverunt fragmenta, ne
pereant» di memoria giovannea, diventa elemento di un metodo storico, che
da sempre viene apprezzato dagli studenti di Liberati e dai suoi colleghi
interlocutori e che rendono le pagine, oltre che storicamente ineccepibili,
anche insuperabili dal punto di vista letterario.
«Tra
culto bizantino e nuovo giurisdizionalismo» e «Obiter dicta» sono le ultime due
sezioni di un volume densissimo di contenuti. In maniera singolare, l'ultimo
contributo reca il titolo «Una premessa storico-giuridica» e riguarda
l'intervento al convegno su «Donne e diritto», promosso nel 2009 dalla Consulta
regionale femminile del Consiglio regionale della Puglia. Poche pagine per
riaffermare il valore della dignità della persona umana, che è questione più
alta dell'essere uomo o donna.
«Una
nuova raccolta di saggi può apparire impresa, almeno per qualche aspetto,
inutile ma per molti altri persino temeraria, sol che si consideri la più
evidente difficoltà di cogliere e svolgere almeno alcuni motivi fondanti. In
questo caso, però, sarebbe ovvio cercare le necessaria coerenza in una
operosità instancabile rivolta a tutte le regioni meridionali, e sorretta da
una costante consapevolezza civile, che tuttavia rileva ormai certezze sempre
più logore e nutre speranze sempre più fievoli», scrive l'autore all'inizio
della Prefazione. Interpretando i
sentimenti comuni ai suoi antichi allievi, si propone di porre il punto fermo
alla “costante consapevolezza civile” che ha sempre animato l'agire dell'autore
e di riprendere la dedica “a Chiara” per convincersi – ma non ve n'era bisogno
– della necessità di queste pagine, dalle quali nascono solo stimoli utili per
realizzare il bene comune.
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