giovedì 11 giugno 2015

LE CESINE tra... poesia e natura di PASDÀRAN
















"Un lago meraviglioso cui si giunge sbucando da una folta foresta; il mare che canta dietro la duna;  il volo rapido del fistione turco e la processione circospetta di cinque smerghi minori... Per me, le Cesine è questo e tanto altro ''
  
Così Fulco Pratesi descrive, appena nell' 82, le '' meraviglie '' di una delle più importanti zone umide del Mezzogiorno. Un'oasi fondamentale per tantissimi uccelli migratori, che risalgono scendono la costa adriatica secondo le stagioni. Poi la splendida vegetazione - a volte la macchia mediterranea è talmente folta da diventare inestricabile – con specie anche rare come la quercia spinosa e l'ipomea sagittata che, in una regione poco boscosa come la Puglia, assume ancor più importanza e rilievo. Un paradiso per molti versi ancora incontaminato, gestito dai volontari del WWF, che va ad incastonarsi in un ambiente naturale ancora integro, fatto di storia e poesia. Dal capoluogo ci si arriva imboccando la strada per la marina di San Cataldo; all' 11 chilometro, pochi metri prima del cavalcavia, si svolta a destra sulla litoranea che porta ad Otranto. Oltrepassato l'incrocio con la strada che conduce ad Acaya, la 500esca cittadella fortificata, si avvista la prima indicazione per l'ingresso alla riserva naturale. Percorrendo un altro km e dopo aver imboccato una strada campestre, ecco presentarsi il complesso edilizio della masseria Cesine, che dopo alcuni anni di completo abbandono, è stato in gran parte restaurato e destinato a centro visite e foresteria. Le Cesine, come accennato, costituiscono l'unica zona umida del Salento. Il termine '' Cesine '' a quanto pare, deriva molto probabilmente dal latino Seges; l'attributo è diffuso nella terminologia dialettale meridionale per indicare, secondo alcuni studiosi, un terreno incoltivabile, selvaggio e paludoso. La masseria Cesine era compresa tra le due grandi paludi, Cesine ad est e Cocuzza ad ovest e compare già nelle carte geografiche del '500 con il nome di    Giegine. Delle due zone in cui restano divise le Cesine, quella a sinistra per chi viene da San Cataldo comprende i laghi ed èl'oasi di protezione, in tutto oltre 348 ettari. Nella zona a destra, invece, non compaiono specchi d'acqua ed è  in pratica la meno conosciuta. L'intera zona fa parte di un' area soggetta a vincoli protezionistici, per un totale di circa 510 ettari. Le acque dei laghi dell' oasi poggiano su una naturale depressione: tuttavia, piuttosto chiedi laghi, si tratta di bacini che offrono alla vista una naturale distesa di acqua libera da vegetazione emergente dall'interno, mentre lungo le rive si alternano zone interessate alla colonizzazione botanica con aree completamente libere. Le acque dei laghi sono poco profonde, un paio di metri al massimo, con naturali abbassamenti nei mesi estivi, da luglio ad ottobre, fino a 50 - 70 cm, sono poco torbide e per bassa profondità, prive di stratificazione termica, seppure soggette a variazione termica stagionale. I 4 laghi, disposti parallelamente alla costa, tra l' edificio idrovoro e Torre Specchia Ruggeri, sono denominati '' Li Salapi '', '' Salapieddhi '', '' Pantano grande '', '' Laghetto di Carlo ''. Il livello e l'estensione dei laghi hanno da sempre subito variazioni notevoli: il fenomeno è imputabile alle variazioni delle precipitazioni invernali e ,all' evaporazione dei mesi estivi e si verifica tutt'ora con saltuaria periodicità. Il fondo dei laghi è ricoperto da fanghi e limi che lo rendono impermeabile; lungo le rive, in alcuni punti, si hanno affioramenti rocciosi che degradano verso il centro della palude.
Le Cesine, insieme con la Torre Guaceto, nella zona di Brindisi, costituiscono le uniche zone umide di interesse del Salento. Oggi rappresentano quanto resta delle immense aree paludose costiere chi  un tempo caratterizzavano le coste basse e sabbiose della penisola salentina e in gran parte eliminate dalle opere di bonifica. Molto scarsa doveva essere in passato la superficie ricoperta da vegetazione
arborea: quella esistente oggi è il frutto di interventi di rimboschimento con funzioni principalmente di protezione delle culture agricole dell' entroterra. La specie più massicciamente introdotta è il classico Pino d'Aleppo, seguita da altre pinacee come il pino domestico, pino delle Canarie, pino marittimo. In una ristretta area sono stati i prodotti diversi esemplari della rara Vallonea, specie in estinzione. Nelle aree acquitrinose sono stati invece introdotti esemplari di Olmo campestre, Salice bianco e Pioppo nero. Piuttosto esigue risultano oggi le aree occupate dalla classica macchia mediterranea. In queste poche aree predominano specie quale il mirto, lentisco, fillirea, alaterno, caprifoglio, smilace, asparago spinoso. Risultano particolarmente diffuse alcune specie di orchidee spontanee, alcune delle quali rare o endemiche che costituiscono dei veri e propri preziosismi floristici. Fra queste spicca la Ofride pugliese, una delle specie più belle presenti Italia.
È invece la flora palustre che caratterizza maggiormente l'area. Nelle paludi poste più dentro l'entroterra domina quasi incontrastata la comunissima Cannuccia di palude; negli acquitrini in cui si verificano affioramenti della falda si allungano grandi distese di Falasco. Dove i Falaschi e le Cannucce non soffocano gli specchi di acqua compaiono specie come la Lisca maggiore, il Giglio acquatico, il Crescione d'acqua. Lo specchio d'acqua dei pantani risulta privo di vegetazione emergenze, mentre lungo le sponde domina principalmente la Cannuccia di palude.
Per quanto concerne la fauna non è raro osservare gruppi di Fistioni Turchi; anche il falco di palude risiede nell'oasi ma non vi nidifica.
Lo si può osservare mentre sorvola specchi d'acqua pronto ad assalire quella Folaga che si distanza dal gruppo che nel frattempo si è riunito a formare una '' macchia '' grossa e compatta, unica arma di difesa contro questo bellissimo rapace. A gruppi separati svernano nell'oasi moriglioni, che per la loro numerosa presenza sono stati eletti a simbolo dell'oasi. Altri uccelli assidui frequentatori delle oasi sono lo Svasso maggiore. Lo Svasso piccolo e il Tuffetto. Abili pescatori subacquei sono gli affascinanti Cormorani mentre è facile osservare il Germano reale, il meraviglioso Codone e l'airone cenerino, appostato tra le canne della palude pronto a saltare sulla preda.
(redazione a cura di Anastasia Leo)

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